Premiazione Agone "C'era una volta in Grecia" - 2025

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Venerdì 16 maggio si è svolto l'Agone "C'era una volta in Grecia", gara di traduzione rivolta agli alunni di 5° ginnasio. Vi hanno partecipato 15 Istituti provenienti da tutto il territorio nazionale: Liceo E.Fermi Cantù, Liceo Legnani di Saronno, Liceo Pascoli di Gallarate, Liceo Foscarini di Venezia, Liceo Visconti di Roma, Liceo Bodoni di Saluzzo, Liceo Niccolini-Palli di Livorno, Liceo Rebora di Rho, Liceo Mariotti di Perugia, Liceo Cassini di Sanremo, Liceo T. More di Palermo, Liceo Leonardo da Vinci di Crema, Liceo Sant'Ambrogio Salesiani di Milano, Liceo Manzoni di Milano, Liceo Parini di Milano.

La premiazione si è svolta sabato 17 maggio nella suggestiva cornice del Castello di Masnago, accompagnata dall'esibizione del Coro del Liceo diretto dal Prof. Cifani, alla presenza della Dirigente Scolastica Elisabetta Rossi, della referente Prof.ssa Angela Romano  e del Prof. Salvatore Consolo, Presidente dell'Associazione "Amici del Liceo" che sostiene l'iniziativa. Un ringraziamento a tutti i docenti che hanno partecipato allo svolgimento e alla correzione delle prove: Prof.ssa Cristina Carità del Liceo Manzoni, Prof.ssa Rossella Frapiccini, Prof.ssa Mirjam Patanè, Prof. Carlo Perelli. Un ringraziamento per il supporto organizzativo alla Sig.ra Dora De Bastiani degli "Amici del Liceo" e alla Sig.ra Lorena Drì della segreteria del Liceo. 

Oggetto della gara sono stati i testi tratti  dal romanzo pastorale Dafni e Cloe opera di Longo, detto Sofista  (II - III d.C.):  nell’isola di Lesbo, due bambini abbandonati, Dafni e Cloe, vengono raccolti da due pastori. Crescono in campagna, trascorrendo insieme l’infanzia. Longo Sofista, nei primi due libri, si concentra sulle scoperte di Eros da parte dei due giovani. Si tratta di un approfondimento psicologico dell'amore, sentimento che evolve e cresce pagina dopo pagina insieme ai protagonisti del libro. 

La lingua greca diventa il pretesto per parlare di amore, ma anche di arte e di musica. Queste le parole della Prof.ssa Carità: "Il greco è una lingua sempre più viva. Riesce ad interpretare l'armonia che è alla base del nostro mondo e che dialoga con tutte le arti e con il presente".

La Prof.ssa Romano che ha sottolineato come "Lo studio del greco antico è utile perché aiuta a porsi tante domande", ha voluto esortare i ragazzi: "Non ascoltate chi dice che non ce la potete fare, perchè vola solo chi osa farlo, e chi sa il greco può volare ancora più in alto".

I nostri complimenti a tutti gli alunni partecipanti che si sono cimentati nella prova e in particolare agli alunni vincitori. 

I premiati nella sezione dedicata ali alunni esterni:

1 premio Tosetti Matilde del Liceo "Da Vinci " di Gallarate

2 premio Cipicciani Emma del Liceo "Mariotti" di Perugia

3 premio Celestini Matilde del Convitto Nazionale "Foscarini" di Venezia

Menzione a  Rabaiotti Miriam del Liceo "Manzoni" di Milano e a Striatto Giacomo del Liceo "Fermi di Cantù


I premiati nella sezione dedicata ali alunni interni:

1 premio Biardi Galileo Paolo di 5C

2 premio De Mercato Giulia di 5B

3 premio Venticinque Marta di 5D

Menzione a De Gaspari Noemi di 5A e a Bolleri Linda di 5B


Vogliamo inoltre complimentarci con Sofia Brugnoni di 4C che è risultata la vincitrice del "Piccolo Agone Placidiano" edizione dell'Agone Placidiano rivolto agli studenti della 4° ginnasio. 

piccolo ag placidiano


PROVA SEZIONE ESTERNI

Longo, detto Sofista  (II - III d.C.) forse di Lesbo, è autore del romanzo pastorale Dafni e Cloe. Nell’isola di Lesbo, due bambini abbandonati, Dafni e Cloe, vengono raccolti da due pastori. Crescono in campagna, trascorrendo insieme l’infanzia. Nei primi due libri Longo Sofista si concentra sulle scoperte di Eros da parte dei due giovani, nel terzo e nel quarto libro sono elencate le varie traversie prima del riconoscimento di Dafni e Cloe da parte dei veri genitori, che si scopriranno ricchi e nobili, e questo permetterà il loro matrimonio. Il passo proposto, racconto nel racconto, ha contenuto eziologico: racconta, cioè, l’origine (αἴτιον) di un nome, di un rito religioso, di un fenomeno naturale o di un'usanza. In questo caso, dello strumento musicale della siringa. 

Longo Sofista “Le avventure pastorali di Dafni e Cloe” II 34

ὁ δὲ Λάμων ἐπηγγείλατο αὐτοῖς τὸν περὶ τῆς σύριγγος ἀφηγήσασθαι μῦθον, ὃν αὐτῷ
Σικελὸς αἰπόλος ᾖσεν ἐπὶ μισθῷ τράγῳ καὶ σύριγγι· "Αὕτη ἡ σῦριγξ τὸ ὄργανον οὐκ ἦν
ὄργανον ἀλλὰ παρθένος καλὴ καὶ τὴν φωνὴν μουσική· αἶγας ἔνεμεν, Νύμφαις συνέπαιζεν,
ᾖδεν οἷον νῦν. Πάν, ταύτης νεμούσης παιζούσης ᾀδούσης, προσελθὼν ἔπειθεν ἐς ὅ τι
ἔχρῃζε, καὶ ἐπηγγέλλετο τὰς αἶγας πάσας θήσειν διδυματόκους. Ἡ δὲ ἐγέλα τὸν ἔρωτα
αὐτοῦ, οὐδὲ ἐραστὴν ἔφη δέξασθαι μήτε τράγον ‹ὄντα› μήτε ἄνθρωπον ὁλόκληρον. Ὁρμᾷ
διώκειν ὁ Πὰν πρὸς βίαν· ἡ Σῦριγξ ἔφευγε καὶ τὸν Πᾶνα καὶ τὴν βίαν· φεύγουσα κάμνουσα
ἐς δόνακας κρύπτεται, εἰς ἕλος ἀφανίζεται. Πὰν τοὺς δόνακας ὀργῇ τεμών, τὴν κόρην οὐχ
εὑρών, τὸ πάθος μαθών, τὸ ὄργανον νοεῖ, [καὶ] τοὺς καλάμους κηρῷ συνδήσας ἀνίσους,
καθ' ὅ τι καὶ ὁ ἔρως ἄνισος αὐτοῖς· καὶ ἡ τότε παρθένος καλὴ νῦν ἐστι σῦριγξ μουσική."
 Ἄρτι πέπαυτο τοῦ μυθολογήματος ὁ Λάμων, καὶ ἐπῄνει Φιλητᾶς αὐτὸν ὡς εἰπόντα μῦθον
ᾠδῆς γλυκύτερον, καὶ ὁ Τίτυρος ἐφίσταται τὴν σύριγγα τῷ πατρὶ κομίζων, μέγα ὄργανον καὶ
αὐλῶν μεγάλων, καὶ ἵνα κεκήρωτο, χαλκῷ πεποίκιλτο.

πέπαυτο piuccheperfetto (senza aumento) medio passivo* 3 p s di παύω
κεκήρωτο, piuccheperfetto (senza aumento) medio passivo * 3 p s di κηρόω (vedi κηρός)
πεποίκιλτο: piuccheperfetto (senza aumento) medio passivo * 3 p s di ποιέω
* corrispondente normalmente al trapassato prossimo (piuccheperfetto latino)

Lamone, allora, ne approfittò per raccontar loro la favola di Siringa, che gli aveva cantato un capraio di Sicilia in cambio di un capro e di un flauto: «Questa Siringa all'inizio non era uno strumento musicale, ma una fanciulla bella e dalla voce armoniosa; portava le capre al pascolo, scherzava con le Ninfe, cantava con lo stesso tono melodico che ha oggi il flauto. Un giorno, mentre era al pascolo, divertendosi e cantando come sempre, le si avvicinò Pan e tentò di convincerla a cedere alle sue voglie: in cambio prometteva che avrebbe garantito parti gemellari atutte le sue capre. La ragazza, però, si prese gioco della passione del dio, dichiarando che non avrebbe accettato come amante uno che non era né tutto capro, né tutto uomo. Pan allora si gettò al suo inseguimento per usarle violenza, ma Siringa sfuggì al dio e alle sue brame; stanca, infine, di scappare, si nascose in un canneto e fece perdere le proprie tracce nella palude. 3 Furioso, il dio Pan recise tutte le canne, ma non trovò la ragazza; quando comprese la disgrazia di cui era stato causa, unì con la cera canne di diversa lunghezza (simbolo di quell'amore non corrisposto) e inventò lo strumento musicale. E così quella che un tempo era una bella figliola oggi è diventata un melodioso flauto». Lamone aveva appena finito il racconto e Fileta lo lodava per aver fatto un racconto più dolce di un canto, Titiro si presenta portando la siringa al padre, un grande strumento di grandi canne, e dove era stato modellato con la cera, era stato fatto col bronzo.


PROVA SEZIONE INTERNI

Longo, detto Sofista  (II - III d.C.) forse di Lesbo, è autore del romanzo pastorale Dafni e Cloe. Nell’isola di Lesbo, due bambini abbandonati, Dafni e Cloe, vengono raccolti da due pastori. Crescono in campagna, trascorrendo insieme l’infanzia. Nei primi due libri Longo Sofista si  concentra sulle scoperte di Eros da parte dei due giovani, nel terzo e nel quarto libro sono elencate le varie traversie prima del riconoscimento di Dafni e Cloe da parte dei veri genitori, che si scopriranno ricchi e nobili, e questo permetterà il loro matrimonio. Il passo proposto, racconto nel racconto, ha contenuto eziologico: racconta, cioè, l’origine (αἴτιον) di un nome, di un rito religioso, di un fenomeno naturale o di un'usanza. In questo caso, dell’eco.

Longo Sofista “Le avventure pastorali di Dafni e Cloe” III 23

"Νυμφῶν, ὦ κόρη, πολὺ γένος, Μελίαι καὶ Δρυάδες καὶ Ἕλειοι· πᾶσαι καλαί, πᾶσαι
μουσικαί. Καὶ μιᾶς τούτων θυγάτηρ Ἠχὼ γίνεται, θνητὴ μὲν ὡς ἐκ πατρὸς θνητοῦ, καλὴ δὲ
ὡς ἐκ μητρὸς καλῆς. Τρέφεται μὲν ὑπὸ Νυμφῶν, παιδεύεται δὲ ὑπὸ Μουσῶν συρίζειν,
αὐλεῖν, τὰ πρὸς λύραν, τὰ πρὸς κιθάραν, πᾶσαν ᾠδήν, ὥστε καὶ παρθενίας εἰς ἄνθος
ἀκμάσασα ταῖς Νύμφαις συνεχόρευε, ταῖς Μούσαις συνῇδεν· ἄρρενας δὲ ἔφευγε πάντας,
καὶ ἀνθρώπους καὶ θεούς, φιλοῦσα τὴν παρθενίαν· Ὁ Πὰν ὀργίζεται τῇ κόρῃ, τῆς μουσικῆς
φθονῶν, τοῦ κάλλους μὴ τυχών, καὶ μανίαν ἐμβάλλει τοῖς ποιμέσι καὶ τοῖς αἰπόλοις. Οἱ δὲ
ὥσπερ κύνες ἢ λύκοι διασπῶσιν αὐτὴν καὶ ῥίπτουσιν εἰς πᾶσαν τὴν γῆν ἔτι ᾄδοντα τὰ
μέλη. Καὶ τὰ μέλη Γῆ χαριζομένη Νύμφαις ἔκρυψε πάντα. Καὶ ἐτήρησε τὴν μουσικὴν καὶ
γνώμῃ Μουσῶν ἀφίησι φωνὴν καὶ μιμεῖται πάντα, καθάπερ τότε ἡ κόρη, θεούς,
ἀνθρώπους, ὄργανα, θηρία· μιμεῖται καὶ αὐτὸν συρίττοντα τὸν Πᾶνα. Ὁ δὲ ἀκούσας
ἀναπηδᾷ καὶ διώκει κατὰ τῶν ὀρῶν, οὐκ ἐρῶν τυχεῖν ἀλλ' ἢ τοῦ μαθεῖν τίς ἐστιν ὁ
λανθάνων μαθητής". Ταῦτα μυθολογήσαντα τὸν Δάφνιν οὐ δέκα μόνον φιλήματα ἀλλὰ
πάνυ πολλὰ κατεφίλησεν ἡ Χλόη.

Ragazza mia, ci sono molte specie di Ninfe: le Melie, le Driadi e quelle Palustri, tutte belle, tutte intonate nel canto. Da una di esse nacque una figlia, Eco, mortale perché di padre mortale, bella perché bella era la madre. Allevata dalle Ninfe, apprese poi dalle Muse a suonare la siringa, a usare il flauto, ad accompagnarsi con la lira e con la cetra, a intonare ogni melodia: e così, quando fu nel fiore della gioventù, danzava insieme alle Ninfe e cantava in compagnia delle Muse. Di maschi, però, non ne voleva sapere, uomini o dèi che fossero, perché ci teneva alla sua verginità. Pan montò in collera con la ragazza perché ne invidiava il talento musicale e non era riuscito a godere della sua bellezza; e così ispirò in pastori e caprai una folle passione per lei. Questi, come cani o lupi, ne fecero a pezzi il corpo, mentre ancora cantava, lo dispersero per tutta la terra. E la Terra, per compiacere le Ninfe, nascose tutte le membra. Conservò anche il suo canto e, per volere delle Muse, emette voce e, proprio come la ragazza quando era viva, imita tutti i suoni, di origine divina, umana, strumentale, animale. Riproduce addirittura Pan mentre suona il flauto; il dio, appena se ne accorge, balza in piedi e si mette a correre su per i monti, spinto dal solo desiderio di capire chi sia questo misterioso discepolo». Quando Dafni finì il suo racconto, non ricevette da Cloe dieci baci soltanto, ma molti, molti di più. Ci mancò poco che Eco ripetesse tutto, parola per parola, come a testimoniare che il giovane non aveva affatto mentito.

Agone C'era una Volta - 2025
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